Nudge Global Impact Challenge: la mia esperienza

Nudge Global Impact Challenge: la mia esperienza

Sono tornata tre giorni fa dall’Olanda e ancora sento di dover metabolizzare l’esperienza che ho vissuto. Molti di voi mi hanno chiesto di cosa si tratta, cos’è questo Nudge di cui continuo a parlare come una tifosa sfegatata, o un’innamorata ossessiva. Difficile riassumerlo in poche righe, ma ci proverò.

Il Nudge Global Impact Challenge è un programma internazionale che mira a formare giovani leader in un’ottica sostenibile, a insegnarti, cioè, come avere un impatto positivo sulla società e sul pianeta attraverso il tuo lavoro. Ogni anno seleziona novanta partecipanti da tutto il mondo, dipendenti di grandi aziende o liberi professionisti, e li invita a Zeist, in un meraviglioso hotel immerso nella foresta a pochi passi da Amsterdam. Lì, nell’isolamento più pacifico, avviene la magia.

Ma non avviene in modo delicato e sognante come mostrano i film, tutt’altro. Ti gettano in un ciclone di tre giorni, durante i quali partecipi a workshop, conferenze, laboratori, momenti di riflessione e di scambio, senza una pausa, senza un attimo per poter tirar fuori la testa e riprendere fiato. Te ne dimentichi, del mondo là fuori. Quel mondo che prima ti sembrava prossimo al collasso, così pieno di brutte notizie sul clima, l’economia e la politica. Quel mondo che spesso ti deprimeva, o ti schiacciava con i suoi ritmi frenetici e i suoi imperativi consumistici. Quel mondo in cui però ti eri incastrato bene, tutto sommato, col tuo posto di lavoro, la tua routine, gli amici, le vacanze. Quel mondo era il tuo tirare avanti, restando focalizzato su te stesso per non perdere il ritmo, o per non uscire troppo dal coro, quel mondo erano le tue scuse per non fare niente di davvero diverso, innovativo, d’impatto, perché, dopotutto, che posso fare da solo, sono così piccolo e insignificante per cambiare le cose.

Ecco, al ciclone del Nudge sono bastati tre giorni per radere al suolo quel mondo e ricostruirlo daccapo. Ci hanno fatto ascoltare le storie di chi è riuscito a fare la differenza, di chi ha rinunciato al posto fisso per gettarsi anima e corpo in un progetto sostenibile, di chi ha creduto di poter cambiare le cose e l’ha fatto davvero. Parole piene di passione, parole potenti, che ti chiamano in causa, ti mettono davanti a uno specchio, ti massaggiano le spalle e ti dicono che anche tu ce la puoi fare.

Tra un discorso e l’altro poi ti guardi intorno e vedi altri novanta ragazzi con gli occhi ispirati e grintosi, perché da soli siamo piccoli ma insieme siamo giganti, perché chi l’ha detto che non possiamo davvero cambiare le cose? Allora inizi a crederci davvero. A parlare, a confrontarti, a progettare. Il tavolo si riempie di idee e iniziative e tu vorresti supportarle tutte, perché è così bello vedere una persona con le mani piene di sogni.

Ma il Nudge non ti dà solo l’ispirazione, ti dà anche gli strumenti. Ti fa lavorare, spremere le meningi, non solo sulle tue idee, ma anche su quelle degli altri. Perché è vero che le rivoluzioni le iniziano i leader, ma non potrebbero mai portarle a termine senza i primi follower. Un leader è un visionario che balla su un prato, è grazie ai primi follower che la sua danza solitaria e stravagante diventa un movimento. Anche questo ci hanno insegnato al Nudge. La collaborazione, il lavoro di squadra, andare avanti insieme senza lasciare indietro nessuno.

C’erano giovani da tutto il mondo, per tre giorni i cinque continenti si sono riuniti per parlare del futuro e confrontarsi. Perché il ciclone non guarda dove va, cattura tutto ciò che trova, lingue, mentalità, culture diverse, le mescola fino a che non si confondono le une nelle altre, diventando una cosa sola. Empatia, questa è un’altra parola chiave. Inclusione, comprensione. Essere diversi non significa essere distanti. Essere umani significa prendersi per mano.

Per questo alcuni l’hanno definita una life-changing experience, perché quando esci dal ciclone e torni nella quiete della tua città, della tua scrivania, della tua routine, sei nello stesso posto di prima ma non sei più la stessa persona di prima. Il ciclone ti resta dentro. È come se avessi i sensi potenziati, vedi e senti cose che prima non notavi. Ti ritrovi addosso una corazza al cinismo altrui, che respinge i sorrisi ipocriti, le battute sarcastiche, gli scoraggiamenti, e al tempo stesso ti trovi in mano un ariete per infrangere certe barriere, per affrontare la paura di dire, di fare, di cambiare. Mentre prima coltivavi il tuo orticello, adesso ti senti responsabile, non puoi più far finta di niente. Il ciclone continua a scuoterti dentro e ti fa vibrare le gambe, prudere le mani, ti fa venire voglia di alzarti, di camminare, di parlare, di fare. Qualsiasi cosa sia, sai che è potente e che sarà difficile da placare.

Eppure, Nudge significa spinta gentile. Come quella che si dà al bambino che prova ad andare in bicicletta o all’amico depresso che deve reagire. Una metafora perfetta. Perché la forza non è violenza, è energia e in quanto tale non deve fare male, ma bene. In Olanda ci hanno dato una spinta gentile per mettere in moto meccanismi sostenibili, per aiutare a nostra volta il mondo a risollevarsi. È tutta questione di spinte, allora.

E adesso che so che intorno a me è pieno di giovani pronti a realizzare i loro progetti di cambiamento, i loro Impact Plan, sono convinta che possiamo davvero rendere questo mondo migliore, un nudge alla volta.

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